Perché siamo così dipendenti dal comfort food?

• di Francesca Mamo •

I cibi cosiddetti “comfort” sono in genere ricchi di energia, ad alto contenuto di grassi, e dolci, come il cioccolato, i gelati e le patatine fritte. Essi forniscono un caratteristico piacere o ci fanno sentire meglio temporaneamente. Di seguito troverete descritti 5 fattori che possono contribuire alla scelta del comfort food.

  1. Ci fa stare bene. Mangiare alimenti ad alto contenuto di grassi, zuccheri o sale attiva il sistema di ricompensa del cervello. Ad esempio, il cioccolato ha un forte effetto sull’umore, generalmente aumentando piacevoli sensazioni e riducendo la tensione. Cibi altamente gradevoli  attivano le stesse regioni cerebrali di ricompensa e piacere che sono attive nella tossicodipendenza. Studi su individui obesi mostrano che le aree del cervello associate con la ricompensa della droga sono attivati dall’anticipazione e dalla ricezione di alimenti altamente appetibili (Avena et al., 2012).
  2. Comfort food come auto-medicazione. Sembra che ci sia un collegamento coerente tra emozioni negative e cibi non sani. Un fenomeno chiamato “mangiare emotivo”. Le persone di cattivo umore sono attratte da cibi non sani (molto zuccherati e grassi) come un meccanismo di coping. Al contrario, le persone in uno stato d’animo positivo tendono a scegliere cibi sani (Gardner et al., 2014).
  3. La necessità di appartenere. Tendiamo ad associare determinati alimenti con i membri della nostra famiglia, con determinati incontri sociali e con le persone che si prendono cura di noi. Così, quando ci sentiamo soli desideriamo che questi alimenti ci diano comfort e sicurezza; ovvero, il potere dei comfort food può risiedere soprattutto nelle associazioni che richiamano alla mente (ricordi di attaccamento sicuro). Ad esempio, per uno studente universitario lontano da casa per la prima volta, i cibi comfort possono servire come ricordo di una relazione di parentela o altro nei momenti di stress o di isolamento. La ricerche hanno dimostrato che le persone con relazioni familiari positive erano più propensi di altri ad assumere alimenti confortanti nei giorni in cui si sentivano soli (Jordan et al., 2015).
  4. Cibo nostalgico. C’è un forte legame tra profumi e memoria emotiva. L’odore di alimenti può evocare vivide e dettagliate memorie emozionali del nostro passato (Reid, et al., 2014). La nostra storia di apprendimento ci predispone a godere di alcuni alimenti. Ad esempio, il profumo di qualcosa di fritto può ricordare la propria infanzia durante le vacanze estive dai nonni. Dato che i ricordi evocati tendono ad essere positivi, l’odore migliora l’umore e produce sentimenti di connessione sociale.
  5. Occasione speciale. Abbiamo la tendenza ad assumere alimenti speciali, spesso malsani, in occasioni celebrative, come compleanni o festività. La scusa riflette un dilemma di fondo: dal punto di vista momentaneo, la scelta migliore è l’indulgenza, mentre sul lungo periodo lo è invece una sana alimentazione. La soluzione ideale è quella di fare in qualche modo entrambi. Questo è impossibile, tranne che in una situazione, ovvero la cosiddetta “ultima volta“, in cui il dilemma scompare, dal momento che la persona può dire a se stessa che sicuramente dal giorno dopo inizierà una vita nuova e migliore.
Condividi: