disturbi alimentari dei bambini

I disturbi alimentari dei bambini: la loro relazione con il bisogno di autonomia.

• di Maria Grazia Flore •

Uno dei problemi che maggiormente attanaglia i genitori fin dai primi mesi di vita del bambino è la sua alimentazione. D’altronde non si può dire che le varie fasi che attraversa il bambino siano semplici, lineari e prive di alti e bassi. Egli, assieme ai genitori, deve percorrere un lungo cammino prima di riuscire a regolare la sua alimentazione; dalla fase dell’allattamento allo svezzamento deve passare dal nutrirsi succhiando al nutrirsi masticando, per poi arrivare a nutrirsi da sé, fino a partecipare al pasto a tavola con la famiglia.

disturbi alimentari dei bambini

Mentre alcune piccole problematiche sono fisiologiche e vanno a risolversi facilmente, per altre bisogna avere delle attenzioni in più, in quanto potrebbero essere dei precursori di disturbi alimentari in età adolescenziale e adulta.

Gli studi più importanti effettuati sui disturbi alimentari in età infantile parlano chiaro: esiste una stabilità dei disturbi nel tempo se non si interviene tempestivamente, e proprio in virtù di questo è estremamente importante agire preventivamente o nelle prime fasi della patologia.

Nello specifico, lo scarso appetito e il rifiuto selettivo del cibo sono predittivi di un disturbo anoressico, mentre le irregolarità del comportamento alimentare e la pica (ingestione continuativa nel tempo di sostanze non nutritive) rappresentano fattori di rischio per lo sviluppo della bulimia. Anche l’obesità tende a persistere, specie se uno o entrambi i genitori presentano una condizione di sovrappeso.

 

I fattori di rischio dei disturbi alimentari in età infantile sono diversi e si possono classificare in:

  • fattori personali: fattori biologici, psicologici e comportamentali
  • fattori ambientali: influenze socioculturali e relazionali

 

 

La motivazione a fare da solo

 

Per quanto riguarda i fattori psicologici mi vorrei qui soffermare su un aspetto importante: la relazione tra alimentazione e la motivazione a fare da solo del bambino.

Da quando nasce il bambino ha buone capacità autoregolatorie, quindi fin dall’allattamento egli sa (ed esprime) quando ha fame e quando è sazio; è bene fidarsi di questa capacità del bambino anziché definire a priori quantità e orari di allattamento. Intorno ai due anni d’età compare inoltre la motivazione a fare da solo, una spinta naturale all’autonomia. Chiunque abbia a che fare con i bambini sa quanto sia forte la volontà di autodeterminarsi che essi sviluppano in particolare in questa fase di vita. Ebbene, questo è particolarmente evidente anche nella sfera dei comportamenti alimentari, e ancor prima dei due anni. Già all’età di un anno si può notare come il bambino si senta stimolato a stabilire un contatto attivo e personale col cibo, cercando di afferrarlo durante i pasti.

 

Questo modo di agire è strettamente legato a quello che Lichtenberg ha definito “bisogno esplorativo-assertivo, uno dei sistemi motivazionali comune a tutti gli esseri umani.

Al bambino la possibilità di fare e decidere in autonomia da un senso di essere, esistere ed essere causa del proprio agire. Se l’adulto cerca di inibire questa attività spontanea e indipendente induce nel bambino il tentativo di liberarsi della sua influenza attraverso comportamenti di protesta per recuperare il proprio spazio di autonomia.

 

Questo comportamento degli adulti, vissuto dal bambino come autoritario e repressivo, può innescare un circolo vizioso, che si può riassumere, semplificando, in questo modo:

 

desiderio di autonomia e libertà sul cibo

ostacoli sulla libertà di scelta nella quantità, tipo e qualità del cibo

rifiuto del cibo come protesta alla violazione del proprio spazio di autonomia

l’adulto viene visto come autoritario e al cibo viene conferita questa connotazione negativa

i comportamenti di rifiuto del bambino possono provocare negli adulti delle reazioni negative quali: costrizioni, inganni, intimidazioni, ricatti sul piano emotivo, rabbia non manifesta

il momento del pasto diventa una lotta di potere e, in generale, viene connotato da emozionalità negativa

 

 

Questo non dev’essere interpretato in modo errato, pensando che sia giusto far mangiare al bambino tutto quello che desidera senza dare alcun limite. È fondamentale infatti proporgli una buona varietà di cibo, in modo che possa scegliere in autonomia tipo, quantità e qualità, ma tra una gamma che abbia buoni valori nutritivi.

 

L’importanza della prevenzione

 disturbi alimentari dei bambini

La prevenzione dei disturbi alimentari in età prescolare dovrebbe partire da una buona informazione sia ai genitori che agli specialisti dell’infanzia (pediatri, psicologi, neuropsichiatri infantili ed educatori) che hanno la possibilità di sostenere la triade bambino/genitori durante le tappe evolutive verso l’acquisizione di un sano e sereno comportamento alimentare. L’obiettivo è quello di fornire dei suggerimenti utili ai genitori per modulare i loro comportamenti, nonché di riattivare la sintonizzazione affettiva tra bambino e genitori.

 

La psicoterapia per i disturbi alimentari in età prescolare

disturbi alimentari dei bambini

Alcuni genitori possono trovarsi in grosse difficoltà riguardo l’alimentazione dei figli per svariati motivi: una rappresentazione negativa del cibo, l’aver subìto un’educazione alimentare errata dalla propria famiglia, difficoltà e gestire le richieste di autonomia del figlio, ansie e paure per la crescita e la salute del bambino. E’ importante dunque sostenere i genitori in questo percorso e aiutare i bambini ad esprimere la loro sofferenza che si manifesta nel rapporto col cibo. Questa si può esprimere in diversi modi: rifiuto del cibo, alimentazione selettiva, rifiuto degli alimenti solidi, vomito ricorrente, alimentazione eccessiva. Molto spesso questi sintomi si manifestano in associazione ai disturbi dell’evacuazione, che sono ugualmente dei comportamenti di protesta psicosomatica aventi a che fare con la sfera dell’autonomia.

La psicoterapia con i bambini si svolge soprattutto attraverso strumenti quali il disegno, il gioco, la lettura e la costruzione di narrazioni; in questo caso è molto efficace la Giocoterapia Focale, un tipo di psicoterapia infantile messa a punto da Giancarlo Trombini ed Elena Trombini, specifica per i disturbi alimentari e dell’evacuazione dei bambini in età prescolare. Essa permette al bambino di proiettare i propri contenuti psichici nel gioco nonché di esprimere le tematiche conflittuali personali e l’aggressività col terapeuta, che saprà contenere, dare un senso e via via andare a modificare la relazione del bambino con l’alimentazione, agendo in parallelo anche con i genitori.

disturbi alimentari dei bambini

Nei casi in cui i comportamenti problematici del bambino non si attenuano nonostante gli sforzi della famiglia o se ci si rende conto di non riuscire a gestire proprie emozioni e quelle del bambino davanti ai suoi comportamenti, si dovrebbe considerare la possibilità di richiedere una consulenza specialistica, in modo da agire sui disturbi, evitare che si stabilizzino e per migliorare la relazione tra genitori e figlio. Alcuni casi possono richiedere un lavoro in sinergia con altri professionisti, soprattutto col pediatra, in modo da agire su tutti i fattori causali, sia biologici che psicologici e sociali.

 

 

Riferimenti bibliografici

Freud A. (1979), Lo studio psicoanalitico dei disturbi infantili dell’alimentazione, Bollati Boringhieri, Torino.

Lichtenberg J.D., Lachmann F.M., Fosshage J.L. (2000), Il Sé e i sistemi motivazionali, Astrolabio, Roma.

Trombini E. (2010), Il cibo rifiutato. I disturbi alimentari precoci e la Giocoterapia Focale con bambini e genitori, Pendragon, Bologna.

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Associazione culturale no profit di benessere psico-corporeo