A inizio 2015 è entrato in vigore il nuovo ISEE, Indicatore della situazione economica equivalente, con un nuovo metodo di calcolo utile a scovare i furbetti, coloro che risultano nullatenenti, ma che girano con una Porsche e vanno in vacanza con yacht o in hotel di lusso.
Peccato che tra i risultati strepitosi del nuovo ISEE ci sia soprattutto il danno provocato ai disabili e alle loro famiglie. Le nuove direttive, infatti, includono le pensioni di invalidità e le indennità di accompagnamento nel calcolo del reddito totale del contribuente. Una novità che mette seriamente a rischio la possibilità, per molti disabili, di usufruire gratuitamente o a prezzi agevolati di una serie di servizi pubblici come la social card, aiuti per la mobilità, per le cure sanitarie o socioassistenziali.
La protesta dei famigliari delle persone disabili va avanti da mesi. La revisione dell’Indicatore della situazione economica equivalente rischia infatti di sfavorire soprattutto chi è in condizioni più gravi, calpestandone a pieno dignità e diritti.
A essere coinvolti dalle modifiche sono milioni di persone, visto che la dichiarazione ISEE è indispensabile per l’accesso a prestazioni sociali agevolate e aiuti per le situazioni di bisogno. L’ISEE è stato ripensato anche per rendere il modello meno permeabile a elusioni e abusi. Ma ora, sfavorisce i disabili siano essi gravi o meno. Queste sono le principali accuse di diverse associazioni, che hanno presentato ben tre ricorsi al Tar, la cui sentenza è attesa a breve.
In particolare, tra gli aspetti più discussi ci sono i pochi contributi ricevuti a fine assistenziale che secondo le nuove regole devono essere conteggiati nel reddito.
Dal punto di vista legale tali entrate vengano equiparate al reddito di lavoro, dimenticando che disabilità e lavoro non sono la stessa cosa. E non è affatto sufficiente a placare le polemiche, una serie di franchigie inserite comprese tra 4mila e 9.500 euro in base alla gravità della disabilità e a seconda che il disabile sia maggiorenne o minorenne previste proprio per abbattere la parte di reddito derivante dai contributi di tipo assistenziale.
Altro punto sotto accusa è il tetto da 5mila euro previsto per le spese che si possono detrarre nel calcolo dell’ISEE, come quelle mediche o per l’acquisto di cani guida. Anche questa risulta un ulteriore illegittimità ai danni delle persone disabili e dei loro familiari. Inoltre, se parliamo di disabilità, non fa differenza essere maggiorenni o meno, ma questo criterio viene definito nel nuovo ISEE, tanto che ai disabili maggiorenni, senza figli e coniuge e che vivono con i genitori viene data la possibilità di indicare un nucleo famigliare ristretto, mentre tale vantaggio non è previsto per i minorenni disabili.
Non si possono considerare in modo diverso stati di disabilità identici e che determinano le stesse conseguenze a prescindere dall’età.
Su Change.org vi è la petizione di Maria Letizia Solinas, la mamma di Tommaso un bimbo di 2 anni, affetto da SMA, acronimo di Atrofia Muscolare Spinale di tipo 2, una rarissima malattia genetica.
La SMA è progressiva, degenerativa e ad oggi totalmente incurabile, colpisce tutti i muscoli del corpo, anche quelli respiratori, della deglutizione, coinvolgendo gli apparati scheletrici e tendinei.
Noi di MinD, abbiamo deciso di sostenere la posizione di questa mamma, che chiede un incontro, un approfondimento per capire meglio perché per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana è stato deliberato di inserire le indennità di accompagnamento e la pensione di invalidità, per i disabili gravi e gravissimi, i quali necessitano di assistenza H24, nel nuovo ISEE. Perché questi già scarsi contributi, devono essere parte di un reddito familiare e soggetti a tassazione, quando non sono sufficienti neppure a coprire le spese.
Tommaso, come molti malati gravi, non è in grado nemmeno di bere un bicchiere d’acqua, muove pochissimo le sue mani, ma moltissimo i suoi occhi, che brillano e trasmettono gioia di vivere e la volontà di intravedere un futuro migliore.
La posizione di questa mamma è identica alle preoccupazioni di milioni di genitori che come lei, si domandano che cosa succederebbe ai loro figli più fragili, se venissero meno le cure e il sostegno genitoriale ed il supporto economico.
Noi non possiamo sapere come sarà il futuro di Tommaso e di molte altre persone, ma abbiamo la coscienza che dalla SMA e da altre malattie degenerative che causano disabilità non si guarisce, anzi si peggiora. Continuamente.
Se come noi volete condividere la battaglia di questa mamma, vi segnaliamo il link di Change.org per firmare la petizione e per diffonderla tra i vostri conoscenti.