La pratica artistica e il processo creativo
• di Samantha Passaniti •
“Se creo qualcosa usando il cuore, molto facilmente funzionerà; se invece uso la testa sarà molto difficile.”
(Marc Chagall)
La pratica artistica presuppone che attraverso tutte le fasi del processo creativo si arrivi alla realizzazione di un “oggetto” artistico. Al di là della produzione e dell’esito finale dell’opera creata è importante scoprire come avviene questo processo e sapere quali sono i benefici e le problematiche che si incontreranno lungo ogni fase di questo magico viaggio.
Di seguito potete leggere alcuni dei vantaggi e delle difficoltà che si potrebbero incontrare.
{1} Accrescere il talento e acquisire quindi maggiore autostima.
Il processo creativo nell’ambito delle arti si sviluppa attingendo da due fonti distinte: la fonte della tecnica e quella dell’espressione. Per poter creare qualcosa di nuovo è necessario lo studio delle tecniche e la conoscenza dell’ambito nel quale vogliamo operare, ma solo questo non basta poichè dall’altra parte è necessaria la spinta interiore che ci porta a comunicare all’esterno ciò che è racchiuso nel nostro immaginario.
L’arte pittorica per esempio, è un linguaggio che dal nostro interno psichico e per mezzo della tecnica e delle nostre mani fuoriesce sotto forma di immagine dando un messaggio visivo ricco del nostro mondo interiore, emozionale e di tutto ciò che ci ha influenzato fino ad oggi (tutte le nostre esperienze, i nostri studi, i nostri gusti, le nostre caratteristiche personali più inconsce, la nostra memoria e il nostro sapere). Questi due aspetti se portati avanti con disciplina e costanza possiamo riunirli in un solo concetto: il talento.
Molti pensano che il talento sia una dote che ci appartiene dalla nascita, di sicuro esistono persone con una certa attitudine verso certe cose piuttosto che verso altre, ma posso affermare con certezza che una volta scoperta l’attività che più ci gratifica anche se siamo dotati di una certa predisposizione naturale c’è bisogno di tanto lavoro, costanza, disciplina e studio da una parte, e tanta voglia di comunicare qualcosa all’esterno dall’altra. Portando avanti questi due aspetti il nostro talento crescerà e con esso i risultati e le nostre abilità e di conseguenza anche la nostra autostima, poiché ci sentiremo soddisfatti di noi stessi e di quello che siamo capaci di fare.
{2} Imparare a guardare dentro di noi e a dialogare con noi stessi.
Quando si deve eseguire un lavoro di tipo artistico o manuale/artigianale le problematiche alle quali ci troviamo difronte sono solo di tipo tecnico, diverso è invece quando dobbiamo creare qualcosa che non esiste se non nella nostra immaginazione. Questa è la prima fase del processo creativo ed forse la più difficile, è quel momento in cui siamo chiamati a nuotare tra la confusione delle nostre idee, delle nostre immagini interiori e tra gli impulsi ancora poco chiari della nostra volontà di esprimere all’esterno certe emozioni o idee. Questa fase è quella che molto spesso erroneamente viene chiamata “ispirazione” come se fosse qualcosa che scatta da un momento all’altro, come un tocco divino che sfiora solo alcuni soggetti particolarmente fortunati. Questo è un grosso luogo comune, in realtà infatti anziché parlare di ispirazione è preferibile parlare di introspezione: questo momento richiede molto impegno, calma e a volte anche molto tempo per organizzare le idee e per tenere a bada le ansie e le paure che spesso ne scaturiscono come ad esempio la paura di non essere all’altezza o la confusione di idee ancora acerbe.
Se impariamo a darci il tempo necessario trovando anche un nostro metodo personale per guardare alla nostra fonte creativa interiore a poco a poco l’idea si concretizza e tutto questo lavoro sarà servito non solo a portare avanti la nostra opera ma anche a fermarci un momento e ad ascoltarci e quindi finalmente conoscerci. Tutto ciò è spesso doloroso se ci sono dei blocchi emotivi ma se si trova il coraggio di andare avanti senza farci spaventare ne trarremo sicuramente giovamento.
{3} Raggiungere uno stato meditativo di benessere.
Una volta capito come operare e cosa vogliamo dire/fare, non ci resta che iniziare a metterci a lavoro. In questa fase è possibile trovare degli ostacoli, ci saranno dei momenti in cui lavoreremo soddisfatti e spediti alternati a momenti in cui capiremo che certe cose non funzionano e saremo costretti a fare delle correzioni secondo le regole di un gioco che solo noi decidiamo seguendo la nostra necessità interiore.
In questa fase più ci sentiamo liberi di lavorare adoperando quella parte del cervello meno razionale e più istintiva e più il nostro lavoro ne trarrà vantaggio insieme al nostro stato psicologico che entrerà in una specie di condizione meditativa dove il pensiero logico si ferma per un po’ facendoci sentire rilassati e completamente concentrati nel qui ed ora.
{4} Conoscere noi stessi attraverso ciò che creiamo.
Finite le fasi precedenti del processo creativo ci ritroviamo difronte alla nostra creazione: qualcosa che prima non esisteva ha improvvisamente iniziato a balenarci nella testa e adesso è diventata qualcosa di reale e tangibile che tutti possono vedere. In questa fase si osserva e si riflette su ciò che è stato fatto, ci si chiede se sia davvero terminato il nostro lavoro o se è preferibile continuare e spesso le reazioni emotive che percepiamo sono contraddittorie e altalenanti: la soddisfazione di quello che si è creato spesso di alterna ad un senso di insoddisfazione per il risultato, aspetto che è però fondamentale per continuare a creare e per andare avanti nella ricerca artistica.
Riflettere su ciò che si è creato è molto importante, ed è anche importante metabolizzare ciò che abbiamo fatto allontanandoci dal nostro prodotto per riosservarlo poi in un secondo momento quando saremo emotivamente più distaccati ed obbiettivi: è in questo momento che prenderemo coscienza di aspetti inconsci e irrazionali scaturiti nel momento creativo e questa presa di consapevolezza accrescerà ulteriormente la conoscenza di noi stessi fondamentale per apportare cambiamenti nella nostra pratica ma anche nella nostra vita.
{5} Acquisire uno schema operativo-creativo applicabile a tutte le situazioni della vita.
Quando il processo creativo a poco poco inizia a diventare un qualcosa di automatico e familiare, tutte quelle difficoltà che abbiamo incontrato ma che siamo riusciti a risolvere, quella sensazione di aver pensato di non avere un talento ma di aver scoperto che applicando un metodo è sempre possibile migliorare e stupirci delle nostre qualità che non pensavamo di avere, tutti quei piccoli limiti che a poco a poco abbiamo superato lasciando da parte i blocchi emotivi e le paure, tutto questo potrebbe essere un grandissimo esempio di metodo da applicare a tutte le situazioni che ci capitano quotidianamente nella nostra esistenza apportando un approccio creativo al “problem solving” quotidiano.
{6} Creare in gruppo: conoscersi e conoscere gli altri.
Tutto quello che è stato detto finora è il grande vantaggio che possiamo sperimentare creando nel nostro studio singolarmente ma se questo lavoro viene fatto insieme ad altre persone in un atelier o all’interno di un laboratorio ci sono ancora altri vantaggi che possiamo avere. Se creando per noi stessi e da soli impariamo a dialogare con la nostra parte interiore sicuramente farlo in gruppo ci aiuterà ad entrare in empatia anche con gli altri. Far vedere agli altri ciò che creiamo e confrontarci su ciò che stiamo facendo ci aiuta ad aprirci agli altri senza paura, ed osservare ciò che gli altri creano oltre a farci vedere tante nuove possibilità tecniche che altrimenti ignoreremmo o che impiegheremmo anni prima di scoprire, aumenterà la nostra sensibilità nei confronti del loro lavoro e quindi di loro stessi.
Samantha Passaniti – Artista visiva e docente di laboratori artistici e creativi
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
Julia Cameron, La via dell’artista, Longanesi Milano, 1998
Mimma Della Cagnoletta, Arte terapia, carocci Editore Roma, 2010
Laura Grignoli, Fare e pensare l’arteterapia, Franco Angeli Milano, 2014