Cosa mi succede? Io non sono questo.
“Sentirsi tristi o rabbiosi è la condizione da accettare. Reagire da adulti è la risposta”
Sono le parole di Stefano Bolognini, psichiatra e membro ordinario della Società Psicoanalitica Italiana SPI, di cui è stato presidente.
La condizione sociale attuale, dettata dalla pandemia, provoca, inevitabilmente, reazioni fisiologiche diverse, in ognuno di noi. La crisi che ne deriva causa una profonda regressione dell’individuo adulto, che potrebbe rispondere con comportamenti diversi rispetto al suo normale funzionamento sociale. Preservare la maturità individuale è una prima risposta efficace per contrastare il senso di smarrimento comune.
La situazione di emergenza che stiamo vivendo mette alla prova ognuno di noi. Si prova confusione e disorientamento a causa del profondo cambiamento di vita e della quotidianeità del singolo, costretto, per cause maggiori, a dover limitare la propria libertà.
Aumenta il senso di responsabilità nei confronti, non solo della propria persona, ma dell’intera comunità alla quale si appartiene. Questa responsabilità ci viene anche “imposta” perchè continuamente bombardati da una iperinformazione, a tratti malsana, che ci induce ad adottare dei comportamenti che non sentiamo come nostri ma che sono “giusti” per prevenire e non contagiare sia noi che gli altri.
Questi meccanismi potrebbero causare un processo di conversione della responsabilità in senso di colpa verso l’altro e, inevitabilmente, provocare un irriducibile stato di frustrazione e di ansia generalizzata.
Tutti i cambiamenti, da quelli meno importanti a quelli più grandi, richiedono un grande dispiego di energie, un gran numero di risorse e di capacità di adattamento. Sapersi riadattare è una condizione necessaria in questo momento di panico e di agitazione.
E’ inutile negare e sopprimere il senso profondo di angoscia che si sta vivendo: la paura dei genitori di non saper gestire le continue richieste di attenzione dei propri figli, le conflittualità di coppia che inevitabilmente si espandono compromettendo la relazione, lo smarrimento più totale dovuto alle separazioni temporanee dagli affetti. In una società in cui prevale una visione autocentrica della vita, tutto questo causa inevitabilmente oscillazioni umorali continue e un processo di regressione anche totalizzante. Si è costretti a rimanere a casa, racchiudendo tutte le ambizioni, i sogni e le paure nelle quattro mura domestiche.
La regressione è un ritorno, automatico e involontario, a forme precedenti di sviluppo del pensiero, delle relazioni e del funzionamento sociale del singolo, Si verifica quando l’individuo viene a trovarsi, nel presente, di fronte a un grave conflitto. La regressione si manifesta nel mettere in atto le forme più primitive dell’essere e, la forma più primitiva dell’essere è il soma, il nostro corpo.
In questa condizione attuale, la limitazione della propria quotidianeità sta provocando, inevitabilmente, uno stato di regressione e di ricerca, a volte compulsiva, di ciò che ci fa stare meglio e che allieva lo stato di tensione e dolore che si prova durante la giornata. Come un bambino, ci troviamo a passare momenti di euforia nel ripetere una stessa attività, anche per ore, o connessi ai social per passare il tempo e per allontanare i pensieri negativi dalla vera realtà che stiamo vivendo. Non è un caso che ci si trovi continuamente alla ricerca di cibo, fonte di piacere primario per il nostro corpo.
Il nostro corpo è, inevitabilmente, sottoposto alle tensioni della nostra psiche, funzionando da cuscinetto agli urti inevitabili di una mente annoiata, triste e inappagata. Non dobbiamo spaventarci di questo, non dobbiamo vederci come mostri e provare un angosciante senso di rifiuto di noi stessi.
In una società narcisista, in cui l’apparenza, l’iperattività e la bellezza sono i cardini del successo e del riconoscimento dell’essere, tutto questo può annientare e smarrire quell’identità che ognuno di noi ha costruito.
E’ opportuno dimostrarsi maturi e chiedere al proprio io sociale di fare i conti con il cambiamento temporaneo che tutti stiamo vivendo, accettando di essere vulnerabili e abbandonando, pertanto, l’idea di essere onnipotenti.
E’ importante saper accettare questa condizione. Il rifiuto di questa parte di noi potrebbe diventare il vero ostacolo al superamento di questo momento di sospensione.
Ritornando a Bolognini, egli parla di maturità come risposta più adeguata alla situazione di emergenza.
Cosa si intende per maturità?
Quello che stiamo vivendo è una condizione di stress costante che provoca inevitabilmente pressione, tristezza e disperazione. E’ importante saper riconoscere queste emozioni, accoglierle senza cercare compulsivamente il modo per metterle a tacere e per stare bene.
Noi siamo anche le nostre oscillazioni umorali, la nostra paura e la nostra confusione. Solo quando si accetta quello che la mente sente e il corpo richiede possiamo iniziare a stare meglio.
E’ questo il primo passo per dimostrarsi adulti e consapevoli.
Accettare la vulnerabilità è maturità e la maturità ci permette di funzionare come elastici passando dalla pigrizia alle richieste di aiuto e solidarietà verso l’altro.
E’ così che inizieremo ad adattarci per affrontare meglio questa sospensione temporanea della consueta “normale socialità”.
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