• di Monica Campelli •
Uso improprio, abuso e dipendenza per gli ansiolitici.
Ormai è comune l’impiego, quasi come fosse una normale abitudine, della “pillolina” o delle “goccette” per far fronte al malessere provocato dai disturbi d’ansia e sintomi depressivi: il consumo di ansiolitici-sedativi cresce, di anno in anno, esponenzialmente (Airagnes et al 2016) e in prima linea tra i farmaci più venduti ci sono le BENZODIAZEPINE (BDZ).
I nomi più frequenti e risonanti sono ad esempio alprazolam, diazepam, midazolam…
Questi psicofarmaci sono molecole che aumentano l’effetto del neurotrasmettitore GABA (acido gamma-amino butirrico), mediatore chimico che a livello del sistema nervoso centrale induce sedazione, e sono perciò prescritti generalmente per insonnia e disturbo d’ansia generalizzato (Katzung, 2014).
Dando un’occhiata al bugiardino di uno di questi tranquillanti, denominati “minori”, per distinguerli dagli antipsicotici, notiamo: “Il trattamento dell’ansia dovrebbe essere il più breve possibile. Il paziente dovrebbe essere rivalutato regolarmente e la necessità di un trattamento continuato dovrebbe essere valutata attentamente, particolarmente se il paziente è senza sintomi. La durata complessiva del trattamento, generalmente, non dovrebbe superare le 8-12 settimane, compreso un periodo di sospensione graduale”.
benzodiazepine
Ma in quanti casi questa norma viene rispettata?
L’impiego inappropriato di benzodiazepine (uso improprio e l’abuso) è, ad oggi, un problema di pubblica sanità a livello mondiale, in particolar modo, riguardante l’età anziana: secondo ultimi dati, solo un terzo delle prescrizioni di BDZ per questa fascia d’età si è rilevata appropriata (Airagnes et al 2016). Nella maggior parte dei casi, un uso prolungato, un dosaggio maggiore rispetto a quanto prescritto dal medico o un auto-somministrazione, specie in condizioni ove non sono consigliati questi farmaci, sono le cause principali delle sindromi di abuso.
I danni provocati da un consumo duraturo di questi medicinali sono ormai ben conosciuti e documentati: includono dipendenza, difetti cognitivi e degenerazioni. Circa il 30% dei soggetti che iniziano ad assumere le BDZ sviluppano dipendenza da queste sostanze e il 40% di essi presenterà una sindrome da astinenza (Latt et al.,2014). Le sindromi si manifestano soprattutto in pazienti sottoposti a terapie più lunghe di 3-4 settimane e bruscamente interrotte (Brett & Murnion, 2015). Queste, spesso di breve durata, appaiono tra i tre e i sei giorni dopo l’interruzione della somministrazione del medicinale e i sintomi più frequenti, quelli delle forme minori, sono apprensione, insonnia, vertigini, anoressia e … l’ansia stessa (Marks, 2012).
In sostanza, quindi, i pazienti si assuefanno all’uso regolare di questi farmaci e ricercano con essi l’effetto benefico ansiolitico eguale a quello ottenuto all’inizio della terapia; questo legame permane, però, anche quando l’effetto stesso, per tolleranza, non c’è più: per un meccanismo ciclico che si instaura, infatti, l’ansia che aumenta dopo ore dall’ultima assunzione, ritorna normale assumendo la dose successiva, rafforzando l’idea che il medicinale serva a controllare i disturbi (Canham, Gallo & Simoni-Wastila, 2014).
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Bibliografia
Airagnes, G., Pelissolo, A., Lavallée, M., Flament , M., & Limosin, F. (2016). Benzodiazepine Misuse in the Elderly: Risk Factors, Consequences, and Management. Curr Psychiatry Rep. , 18 (10).
Brett, J., & Murnion, B. (2015). Management of benzodiazepine misuse and dependence. Aust Prescr , 38 (5), 152-155.
Canham, S., Gallo, J., & Simoni-Wastilia, L. (2014). Perceptions of benzodiazepine dependence among women age 65 and older. J Gerontol Soc Work , 57 (8), 872-888.
Katzung, B. (2014). Farmacologia generale e clinica (9 ed.). Piccin-Nuova Libraria.
Latt , N., Conigrave, K., Saunders, J., Marshall, E., & Nutt, D. (2014). Medicina delle dipendenze. Springer-Verlag italia.
Marks, J. (2012). Clinical Description of Benzodiazepine Dependence. In J. Marks, benzodiazepine: Use, overuse, misuse, abuse. Springer Science & Business.