• di Gabriella Attimonelli • La paura del contatto fisico è una fobia specifica che si concretizza con il disagio e la paura ingiustificate e persistenti di toccare e di essere toccati da altre persone.
L’afefobia o aptofobia è una fobia che comporta grande disagio e in alcuni casi repulsione, nei confronti del contatto fisico (sia dato che ricevuto) percepito come una sorta di invasione della propria od altrui zona intima.
La parola afefobia è data dall’unione di due parole greche “toccare” e “paura”. L’afefobia è data dalla paura inconscia di una violazione della sfera intima.
Questa terribile fobia, molto spesso è riconducibile a un’ancor peggiore causa: quella dell’abuso sessuale subito da infanti, che somatizzerebbero così in età adulta. Diversi studi, accertano che molti adulti, abusati in età infantile, hanno poi somatizzato il trauma subito, con la paura di essere toccati.
Nei casi di afefobia generalizzata, invece, la fobia del contatto fisico è estesa a tutte le persone, sia conosciute, sia estranee. Spesso alla base della paura del contatto fisico c’è un trauma non superato o la deprivazione di affetto e di vicinanza da parte degli educatori durante l’infanzia.
Nelle prime fasi della vita, il bambino percepisce l’affetto e la presenza dei genitori proprio attraverso il contatto fisico, se questo viene a mancare, il bambino da adulto potrebbe sviluppare l’afefobia.
Sarebbe molto utile interrogarsi sul tipo di rapporto avuto con il senso del tatto quando eravamo bambini. Il corpo ha una memoria storica e porta su di sé segni anche invisibili. Non è un caso che nei primi mesi di vita i pediatri consigliano alla madre e al padre di fare sentire al proprio figlio, la loro presenza fisica proprio attraverso il contatto, le carezze, l’abbraccio. Questo fa si che il bambino possa vivere un’esperienza positiva del proprio corpo, crescere sentendosi amato e protetto e allo stesso tempo possa sviluppare sicurezza di sè e fiducia negli altri.
Il contatto fisico tra due persone può assumere significati diversi, a seconda del soggetto che ne è coinvolto. Una carezza, una mano sulla spalla o anche il semplice sfiorarsi assumono un’accezione molto intima e profonda per alcuni, fino quasi a spaventare, mentre per altri non hanno la stessa risonanza.
Tra i cinque sensi, il tatto è certamente il più sensuale. Non è un caso infatti che i seduttori, per esempio, cercano, nel contatto fisico, conferma della loro avvenuta conquista.
Sintomi dell’ afefobia
La paura del contatto fisico non è immediatamente riconoscibile. Spesso il timore del contatto fisico viene scambiato con la timidezza.
L’afefobia diventa evidente solo quando i sintomi cominciano a diventare più gravi e la paura del contatto fisico comincia ad essere invalidante per il soggetto che ne è affetto.
Gli afefobici cercano disperatamente di proteggere e definire continuamente i propri spazi, per timore di possibili invasioni della loro sfera personale o per paura di eventuali contaminazioni.
Molti di loro, infatti, temono il contatto fisico per la paura di essere contagiate con germi e batteri. Le persone affette da afefobia quando si trovano in una situazione considerata a rischio cominciano ad avvertire un forte disagio, a tremare, a sudare e ad avere sensazioni di offuscamento mentale.
Possono verificarsi episodi di tachicardia, problemi di respirazione e attacchi di panico. L’istinto le porta ad attuare un meccanismo di conservazione detto di ‘evitamento’, ovvero, evitare tutte le situazioni in cui potrebbero entrare in contatto fisico con altre persone.
Sono evidenti le notevoli limitazioni determinate nella sfera privata, lavorativa e sessuale dalla paura del contatto fisico. Limitazioni che a lungo andare portano al completo isolamento del soggetto e allo sviluppo di disturbi psichici molto gravi.
Rifiutare di essere toccati significa anche rifiutare di entrare in contatto con episodi del passato, perlopiù dolorosi, che sono rimasti ben impressi nella propria memoria. In questa prospettiva si possono inquadrare anche le malattie della pelle, come per esempio le dermatiti o l’acne giovanile. È come se la pelle si trasformasse in una corazza, in un confine invalicabile. In un certo qual senso si cerca di rendersi invulnerabili, invece al contrario bisogna riappropriarsi della propria vulnerabilità..
La nostra società è sempre più “contattofobica”. Questo accade un po’ come conseguenza al sovraffollamento degli spazi che condividiamo giornalmente con altre persone e un po’ è dovuto alla frenesia del nostro vivere. In questo modo perdiamo il gusto di entrare in contatto con qualcuno, di avvicinarci e sentire la presenza di quella persona. Ognuno di noi ha uno spazio privato, una sorta di posto magico oltre il quale si sente minacciato, e non trova giustificazione per cui debba essere oltrepassato.
Ma c’è anche una paura più personale. Quella di essere privati della propria intimità. Per questo concediamo di essere toccati solo da chi amiamo o da chi vogliamo che ci ami: il contatto diventa allora il segnale della volontà di instaurare una relazione emotiva.
Nel 1962 è stato girato un film drammatico riguardante questa fobia : David e Lisa del regista Frank Perry. Interamente girato in bianco e nero, il film racconta una storia di disagio mentale ispirata ad un romanzo di Theodore Isaac Rubin.
Ciò che viene raccontato è la storia d’amore tra il giovane David Clemens affetto da afefobia, ovvero il terrore di essere toccato da altri, e la giovane Lisa Brand, affetta da sdoppiamento della personalità. Anche Christian Grey, protagonista del più recente Cinquanta sfumature di Grigio, è stato tormentato da questo problema.
Nei casi di paura del contatto fisico, si consiglia di intervenire con una psicoterapia che aiuti il soggetto a razionalizzare la propria fobia, a gestire le proprie paure e a realizzare che non c’è nulla da temere, nel nostro caso, nel contatto fisico con altre persone.