• di Gabriella Attimonelli •
Come educare i bambini disabili a gestire le proprie emozioni in maniera più funzionale? Come aiutare i bambini disabili a stare bene con se stessi e gli altri? Cos’e’ l’alfabetizzazione emotiva e quali sono le sue applicazioni nella disabilità ?
L’educazione emotiva, ovvero, l’alfabetizzazione emotiva, permettere ai bambini di esplorare il proprio mondo, fatto di valori, sentimenti, apprendimenti ed emozioni e di poterli confrontare con quelli degli altri. Il processo di educazione emotiva deve essere inteso come una strategia di prevenzione del disagio emotivo, che costituisce, un vero e proprio lavoro di “alfabetizzazione emozionale”, utilizzando l’espressione coniata da alcuni psicologi statunitensi. Si tratta di un percorso attraverso il quale si cerca di educare la mente del bambino al potenziamento di quell’aspetto dell’intelligenza che è in grado di favorire reazioni emotive equilibrate e funzionali. Ciò permette di apprendere l’esistenza di una diversità individuale, che li possa aiutare a crescere nella tolleranza e nella stima reciproca e li aiuti a comunicare i propri pensieri e a rispettare le regole della convivenza civile e democratica.
Il fattore emozione costituisce pertanto l’elemento centrale, intorno al quale è possibile organizzare e sviluppare competenze educative comprendenti la conoscenza di sé, la comunicazione e l’ascolto, le capacità relazionali e le abilità di aiuto e infine, le strategie di gestione del disagio sociale, fisico e psichico. La scuola rappresenta il luogo in cui i nostri bambini trascorrono gran parte della loro vita, e si pone come campo di esperienza relazionale e comunitaria; per bambini che presentano delle disabilità rappresenta anche un luogo fertile per l’integrazione e lo sviluppo dell’autonomia con gli altri ragazzi. Per questo è importante nel contesto scolastico distinguere le emozioni negative, da quelle positive, spingendo i bambini ad attivare strategie di problem-solving per superare paure, ansie, vergogna, senso di inferiorità, oltre che a sviluppare l’autostima e una percezione positiva di Sé. Promuovere attività che potenzino l’intelligenza del cuore, tramite la riflessione, l’autocontrollo e l’individuazione di percorsi di vita possibili e coerenti, può consentire a tutti i bambini, ma in modo particolare a bambini con handicap, di essere promotori del proprio e dell’altrui benessere, attraverso l’assunzione di ruoli, ispirati ad una didattica orientativa, in grado di fornire processi di crescita e di sviluppo. Elaborare dei programmi di alfabetizzazione emotiva all’interno delle scuole, consente di avvicinarsi alle problematiche inerenti l’handicap e la riabilitazione, fornendo chiavi di lettura adeguate nel responsabilizzare tutti gli attori coinvolti all’interno della classe. Tutti gli operatori sociali, i genitori, gli insegnanti e gli studenti, dovrebbero concentrarsi sul vissuto emotivo della vita di un bambino che presenta delle disabilità, come ad esempio il dolore e la frustrazione provocati dal sentirsi esclusi, dall’invidia, dai contrasti con il gruppo dei pari, dal senso di inferiorità o dalla non accettazione della propria diversità.
Le competenze emozionali, offrono all’insegnante la possibilità di rilevare e di intervenire nelle situazioni di disagio, disadattamento e handicap in classe, con strumenti psicopedagogici diretti a promuovere il benessere e tutte le potenzialità di crescita individuali e del gruppoclasse. I benefici dell’educazione emotiva assumono di conseguenza molta importanza nel regolare l’equilibrio interiore, favorendo una maggiore tolleranza delle disarmonie dello sviluppo e di una migliore gestione della conflittualità in ambito scolastico tra i ragazzi. Per consentire una reale e costante integrazione dei bambini con disabilità gravi o con disabilità aggiuntive, è necessario comprendere gli stati emotivi di queste persone e il loro modo di esprimerle, modalità che non sempre utilizzano i canali privilegiati da tutto il resto della classe, ma che spesso sono fatte di: irrigidimenti, spasmi, stereotipie ed isolamenti. Imparare a leggere questi, e molti altri comportamenti, può migliorare la permanenza dei nostri bambini nelle scuole, ma anche in casa. Esprimere, riconoscere, controllare e indirizzare socialmente e positivamente le emozioni, può costituirsi tra gli insegnamenti di base. Negli ultimi anni si è tanto parlato di “intelligenza emotiva” proprio per indicare l’esistenza di due menti semi-indipendenti: una emozionale e l’altra razionale; è un peccato potenziare tanto la seconda a discapito della prima, ed è un errore che forse non vogliamo più commettere. Infine, si può ritenere che la dimensione emozionale rappresenti per il futuro della scuola la nuova frontiera. Scoprire lo spazio interiore emozionale, potrà consentire di valorizzare ogni diversità e formare esseri umani completi, in un clima di libera espressione e di maggiore accettazione.