Vi è una stretta correlazione tra il respiro e l’attacco di panico. L’attacco di panico è un episodio improvviso di alterazione del proprio stato psico-fisico che comporta una serie di sintomi come:
- Sensazione di perdita del controllo del proprio corpo
- Aumento del battito cardiaco
- Pensieri negativi sulla propria salute
- Sensazione di soffocamento o di oppressione sul cuore
- Difficoltà di respirazione
- Crampi all’addome
- Intensa sudorazione
- Capogiri
- Sensazione di vertigine, instabilità, stordimento o svenimento
- Brividi o sensazione di calore
- Sensazione di intorpidimento o formicolio
- Sensazione di essere distaccati da se stessi o da ciò che ci circonda o di osservarsi dall’esterno (depersonalizzazione – derealizzazione)
- Paura di impazzire
- Paura di morire
Gli attacchi di panico sono episodi durante i quali chi ne soffre è preda di una forte ansia e paura molto intensa, senza un apparente pericolo. La paura e l’ansia sono due reazioni simili al pericolo. La paura è una risposta psicologica a un pericolo reale. L’ansia invece si scatena anche di fronte a una minaccia più vaga o ipotetica. Entrambe queste reazioni sono generate soprattutto da una parte primordiale del nostro cervello, l’amigdala, che genera risposte veloci che il pensiero consapevole, più lento, fa fatica a regolare.
Quando siamo in ansia è difficile pensare in modo lucido. La paura ci intrappola, spingendoci verso una reazione impulsiva di attacco o fuga, o producendo una paralisi.
Il termine “panico” deriva dalla mitologia Greca, in particolare dal dio Pan, il dio dei pascoli e della natura, il quale era reputato un essere spaventoso con il corpo mezzo umano e mezzo caprino. Il mito racconta che il dio Pan era solito attaccare improvvisamente le ninfe del bosco per possederle, suscitando in loro un terrore vivissimo e bloccante, appunto il “timor panico”. Da questo mito e dagli attacchi improvvisi del dio Pan trova origine il termine “attacchi di panico”.
Le cause degli attacchi di panico possono essere molto diverse tra loro. Si può evidenziare che il primo attacco si verifica durante un periodo particolarmente stressante dell’individuo. Lo stress può derivare da eventi che possono essere sia acuti che cronici e che hanno portato a un cambiamento importante nella vita dell’individuo. Tendenzialmente, dopo il primo attacco in genere la persona è portata a sviluppare una forte preoccupazione e apprensione che possa riaccadere. Queste portano i soggetti a rimanere in uno stato di tensione costante, la “paura della paura” che porta ad aumentare i livelli di stress e quindi favorire futuri attacchi. Un vero e proprio circolo vizioso, dove è la “paura di avere un attacco di panico” che alimenta l’ansia, che diventa panico e che produce un nuovo attacco.
Nelle situazioni di forte stress si manifesta una respirazione più “alta”, come se a lavorare fosse solo la parte alta del torace ed il muscolo del diaframma va in spasmo, generando una respirazione molto corta e veloce (iperventilazione). Il fenomeno dell’iperventilazione si manifesta spesso in situazioni di forte agitazione e/o di panico ed è caratterizzato da una forte necessità di inalare aria: la persona ha la sensazione di non avere abbastanza aria nei polmoni e di conseguenza inizia a respirare in maniera sempre più veloce, superficiale, caotica e affannosa al fine di colmare questa presunta mancanza. Questo comporta una grave riduzione di anidride carbonica nel sangue. Ciò accade perché, presi dal panico, la percezione del nostro corpo viene alterata e non ci si accorge che in realtà si è anche troppo pieni di aria respirata però troppo affannosamente.
Simile ma a tratti diversa è invece la sensazione di soffocamento che si caratterizza per un’improvvisa difficoltà del respiro. Chi lamenta questo problema avverte la sensazione di non riuscire a respirare. Generalmente, questo tipo di problema risulta lieve e transitorio. Si verifica spesso dopo un periodo di attività sportiva intensa; altre volte può avere cause come stress, ansia o attacchi di panico.
Interessante nella correlazione tra il respiro e l’attacco di panico, è il rapporto tra respirazione e stimolazione vagale. Il nervo vago, contribuisce a regolare il battito cardiaco, controlla i movimenti muscolari e mantiene il ritmo della respirazione, in termini di forza e frequenza.
Le persone durante le normali attività inala aria tra le 10 e le 14 volte al minuto; durante un’attacco di panico si stima che questa frequenza si raddoppi, scatenando una serie di conseguenze psicofisiche. Per contrastare un attacco di panico l’ideale è inalare aria 6 volte per minuto.
Pertanto, risulta estremamente efficace respirare profondamente e con il diaframma durante un attacco di panico.
Esercizi di respirazione per contrastare gli attacchi di panico
- Riequilibrare il rapporto tra ossigeno e anidride carbonica nel sangue. In caso di un attacco di panico, uno degli esercizi consiste nello svuotare prima tutto l’ossigeno all’interno del nostro corpo espirando profondamente e poi porre le mani sulla bocca, come se si volesse formare una coppa e respirare lentamente. (Si può utilizzare anche un sacchetto di carta). In tal modo si riuscirà a raccoglie l’anidride carbonica e a riportarla nei polmoni in modo tale che si possa ripristinare l’equilibrio di quest’ultima nell’organismo.
- Respirazione diaframmatica. Questo tipo di esercizio risulta ottimo per ridurre i livelli di ansia e stress e calma il corpo e la mente.
Sedersi su una sedia con la schiena dritta e le mani appoggiate sull’addome mettendo tre dita sotto il proprio ombelico nel punto denominato Manipura, il terzo chakra nella cultura olistica. Questo è un punto energetico del nostro corpo e in più permette di sentire più profondamente il proprio respiro. L’obiettivo sarà dunque quello gonfiare e svuotare l’addome e non il petto. Si prende un respiro profondo e lento con il naso di durata intorno ai 6 secondi. La respirazione dovrebbe partire dal basso addome dove è posizionato il diaframma. Dopo aver trattenuto l’aria (4 secondi) bisogna espirarla per una durata di 7 secondi, come se si stesse quasi fischiando, quindi con la bocca semichiusa. Ripetendolo per una decina di volte si dovrebbero già avvertire i benefici fisici e mentali.
In caso di ripetuti e frequenti attacchi di panico e/o stati di ansia molto elevati, è bene prendere queste manifestazioni come sintomi di un altro problema più profondo che ostacola il naturale corso della vita. E’ bene contrastare e alleviare l’ansia con un percorso combinato di Psicoterapia Umanistica e Bioenergetica e Osteopatia proprio per poter lavorare sul rapporto tra il respiro e l’attacco di panico.
✅ L’osteopatia può essere molto utile per lavorare sulla corretta stimolazione del nervo vago, il riequilibrio del sistema neuro vegetativo e l’educazione alla respirazione diaframmatica.
✅ La psicoterapia bioenergetica aiuta attraverso una maggiore consapevolezza corporea ed emotiva e una corretta respirazione diaframmatica per riuscire a ridurre i livelli di ansia e stress e aumentare l’equilibrio mente e corpo.