• di Valentina Ambrosio •
Quante volte inizi la giornata col sorriso sulla labbra, supercarico e allegro, e poi l’incontro di una persona piena di negatività e collera, ti rovina la giornata? Oppure altera il tuo stato d’animo?
Molte persone somigliano, per usare una metafora, a camion della spazzatura: i loro “rifiuti” sono rappresentati da accumuli di frustrazione, rabbia e stress, che col passare del tempo, crescono a dismisura e necessitano di essere “smaltiti” su qualcun altro.
Come possiamo evitare che la scarichino addosso a noi? Una volta identificate le persone “nocive” per il nostro benessere (è facile riconoscerle: sono spesso ipercritiche, insoddisfatte, pessimiste, lagnose, col volto scuro o accrucciato, un tono di voce monocorde o stizzito..), dobbiamo evitarle, o se non ci è possibile (se la persona in questione è il nostro capo?!) ridurre al minimo i contatti, e sopratutto, superare velocemente l’accaduto, non considerandolo come un fatto personale.
E se questi accorgimenti non bastassero ad affrontare la negatività altrui (e, di riflesso, la propria)? Se la spazzatura emotiva continuasse a crescere rigogliosa? Occorrerà adottare alcune strategie:
{1} Cambiare le aspettative.
Spesso nutriamo nei nostri confronti o negli altri, aspettative grandiose, basate su obiettivi elevatissimi. La probabilità che ci si scontri con il fallimento dei nostri progetti è molto alta; ciò sviluppa frustrazione, demotivazione e… spazzatura emotiva! Quindi il primo passo per mantenere “fare pulizia” nella nostra mente è ridimensionare le nostre aspirazioni sulla base delle nostre attuali potenzialità e, se necessario, modificarle.
{2} Mantenere un atteggiamento positivo.
Sebbene tutti siano consapevoli del ruolo benefico del pensiero positivo nel fronteggiare i problemi, in pochi lo praticano attivamente. Come si può farla diventare una buona abitudine? Un buon esercizio è quello di scrivere un diario delle positività: al termine di ogni giornata annotate almeno tre cose positive che vi sono capitate durante la giornata, anche di poco conto (incontrare un’amica, trovare parcheggio sotto casa, trovare la cena pronta, mangiare un dolce, ascoltare alla radio il pezzo del proprio cantante preferito, indossare un abito che ci fa sentire belle/i, ricevere una bella notizia…).
{3} Essere proattivi.
Piuttosto che rimanere in contemplazione della montagna di spazzatura accumulata dentro di noi, rimbocchiamoci le maniche e iniziamo a spalare! In concreto significa attivarsi per rimuovere gradualmente i sentimenti negativi (l’ansia, la paura, la rabbia, la noia, la tristezza, la delusione, l’amarezza) che vi impediscono di vivere e godere appieno delle opportunità che la vita presenta.
{4} Accettare e lasciare perdere.
Basta rimuginare su ciò che è stato fatto e/o detto, sui pensieri e sulle azioni proprie e altrui, sugli errori commessi, sui rimpianti e sui rimorsi che tormentano il nostro presente. E’ ora di agire, anche nei confronti di uno dei più grandi sacchi dell’immondizia: il nostro passato! Riflettete sulle situazioni del passato che ancora vi fanno soffrire, perdonatevi, accettate la possibilità di cambiamento, abbandonate quelle sensazioni spiacevoli.
{5} Uscire dalla “comfort zone”.
La zona di comfort è il nostro rifugio personale, è uno spazio mentale (alle volte anche fisico) in cui ci sentiamo sicuri e protetti perché abbiamo tutto sotto controllo; è familiare e conosciuto. Tuttavia se si desidera davvero cambiare, è necessario uscire dai propri confini e affrontare il mondo. Non basterà mettere in pratica i consigli proposti, se non saranno accompagnati da un cambiamento reale di atteggiamento e di prospettiva.
Il primo a parlare di spazzatura emotiva e di psicologia positiva è stato uno psicologo statunitense: David Pollay. Nel suo libro “The Law of the Garbage Truck – Contagious Optimism Live“ elenca una serie di passi per liberarsi dalla spazzatura emotiva al fine di migliorare la consapevolezza dei propri e altrui meccanismi di “scarico”, spronare ad agire piuttosto che reagire passivamente agli eventi, per rendere l’ambiente più “salubre”, dedicarsi al raggiungimento dell’obiettivo prioritario: il proprio benessere.
Ecco, nello specifico, alcuni “impegni” che David Pollay suggerisce di mettere in atto:
- Non permettere di essere il cestino della spazzatura degli altri, né di usare gli altri come cestino della tua spazzatura;
- Smetti di rinvangare il passato e di temere il futuro;
- Focalizzati su che ciò che può essere controllato e smetti di sprecare energie con ciò su cui non hai alcuna influenza;
- Ritrova il tuo equilibrio dopo una malattia o una perdita;
- Afferma il tuo diritto a lavorare e vivere in una zona di “divieto di scarico”;
- Vivi nel circolo della gratitudine e lontano da quello dei rifiuti
Ritroverai la tua dimensione positiva, (con un effetto anche sugli altri), ti stupirai del cambiamento che avverrà se attuerai queste semplici mosse.
• di Valentina Ambrosio •