COME NON COSTRUIRE, (E PERCHÉ) LE ABITUDINI QUOTIDIANE IN CASA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS!
Tutti noi stiamo vivendo in quello che per alcuni sembra essere un sogno, e che per altri èinvece un incubo. Per tutti, sicuramente, questo momento di isolamento forzato è una prova da affrontare e superare per il proprio e altrui bene. Siamo tutti consapevoli del fatto che la crisi provocata dal Coronavirus non è soltanto seria e reale, ma potenzialmente fatale e sicuramente di non breve durata. Il virus è nel mondo intorno a noi, e tante saranno le privazioni a cui andremo incontro.
Fortunatamente, come sappiamo, vi è una “cura”, che seppur drastica e di difficile applicazione, risulta essere efficace e risolutiva. Per non ammalarsi (o comunque per ridurre al minimo il rischio di contrarre il virus) “basta” adottare le prescrizioni della comunità scientifica, tra cui quella di rimanere a casa; e in un tale scenario, la gestione e organizzazione del tempo sembra essere tra i problemi più importanti. Perché adesso, più di ieri, il tempo che abbiamo a disposizione sembra essere infinito, complicato e soprattutto carico di ansia e angoscia.
In molti, per non andare incontro a disagio e sofferenza psichica, cominciano a costruire una scaletta di abitudini da portare avanti e di cose da fare. Costruire una scaletta di cose da fare per le giornate che dovremo affrontare sembra essere la cosa più importante, l’unico metodo in grado di produrre effetti benefici sulla nostra psiche. Ma non è sempre così.
Vorrei subito chiarire il perché: avere una routine stabile, rigida e prefissata può essere controproducente se poi ne diventiamo schiavi. In un momento così delicato è davvero opportuno continuare con la politica del faccio tutto e anche troppo, subito e nel minor tempo possibile? Mi sembra che la lezione più importante che il virus ci stia dando sia stata presa in considerazione da pochissimi: non è vero che per sopravvivere a questi giorni dobbiamo scandire le nostre giornate con abitudini e scalette rigide; non è vero che dobbiamo stabilire regole ferree da cui non possiamo scostarci se vogliamo sopravvivere alla convivenza forzata in casa.
La pandemia stessa è, per sua natura, portatrice di un messaggio che in pochi hanno colto: bisogna abituarsi al fatto che non è possibile controllare la nostra esistenza e che le cose importanti sono davvero altre.
Perché adesso non è il tempo della routine
La routine, in quanto tale, non è dannosa per il nostro benessere, anzi, contribuisce a dare un senso di stabilità e regolarità alle nostre giornate. Il problema sta nella sua applicazione, nella rigidità che molti hanno nel seguirla e nel costruirla. In tanti, infatti, per placare l’ansia e la paura di questi giorni, riversano tutte le loro energie nel costruire una scaletta di cose da fare e da progettare; altri, con la “scusa” di dover mettere a posto il ripostiglio o di fare la spesa, impiegano il loro tempo in attività che non hanno mai avuto il piacere di svolgere e di cui non hanno mai sentito l’esigenza. Altri ancora fantasticano di progetti che si ripromettono di cominciare una volta finita la quarantena, senza però prendere in considerazione che una volta tornati alla vita di tutti i giorni, non avremo tempo perché dovremo riprendere in mano i vecchi compiti che sono rimasti congelati.
Ma allora cosa dobbiamo fare? Sicuramente una routine va improntata, non possiamo vivere un momento così delicato senza avere un “piano d’azione”. Ed esiste un solo modo per poterlo fare e aver così “la giornata perfetta”. Bisogna avere elasticità mentale ed emotiva.
Non è un dramma se una volta i bambini non fanno i compiti; non è un problema se rimaniamo senza fare niente per un pomeriggio; non muore nessuno se non sappiamo cosa fare il giorno dopo e se magari non mettiamo la sveglia!
Tutti possono, e devono, adottare una strategia sempre diversa per affrontare la giornata, non possiamo pensare di passare tutti i nostri momenti, e la nostra vita, allo stesso modo.
L’intelligenza è un costrutto psicologico formato da molte abilità; tra le più importanti c’è la capacità di adattamento; secondo la teoria evoluzionistica, sopravvive chi si adatta meglio, e questo vale anche per noi. Possiamo sopravvivere alle difficoltà di questi giorni sviluppando la capacità di adattamento; un adattamento che per definizione è plastico e non predefinito nelle sue forme espressive.
Ma perché alcune persone non riescono ad adattarsi facilmente? Perché alcuni non riescono a stare fermi senza far niente?
Non avere nulla da fare, non avere nulla a cui dover pensare, non avere niente da dover organizzare, ci costringe a rimanere “in silenzio”, ci costringe a confrontarci con i nostri pensieri ed emozioni più profondi. E non per tutti è semplice.
Saper parlare con se stessi e ascoltare i propri sentimenti, dà accesso e sfogo alla propria creatività, che è libera per definizione. Le attività ricreative non necessitano di essere prestabilite nel tempo, ma devono essere vissute e accolte nel momento in cui si presentano a noi. Giochiamo con i nostri figli quando volgiamo; leggiao un libro quando ne abbiamo voglia; ceniamo e pranziamo ad orari non per forza prestabiiti. Ora è il momento di ricostruire un contatto onesto e sincero con noi stessi e con i nostri cari, lasciare libero il nostro vero Io e ascoltare le nostre reali necessità. La possibilità di cambiamento che questa crisi esistenziale porta con sé è la riscoperta della nostra vera natura, di esseri sociali e relazionali, capaci di creare e contribuire al proprio e altrui benessere.
Non vi è quindi necessità di avere paura del futuro, ma bisogno di essere aperti al cambiamento e all’accettazione di nuove regole di vita. Molti di noi dovranno cambiare le proprie abitudini per sempre, ma questo non è detto che significhi la fine: è solo un nuovo inizio.